P2P e Mercato: Immanenza vs. Trascendenza del P2P

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  • Article: P2P e Mercato: Immanenza vs. Trascendenza del P2P

— da “L’Economia Politica della Produzione Paritaria”

Di Michel Bauwens, da CTheory del 1/12/2005

Tradotto da Federico Nicola Pecchini, 07/12/2019

Text

P2P e Mercato

L'interscambio P2P può essere considerato nella prospettiva di mercato solo nel senso che gli individui sono liberi sia di contribuire sia di usufruire di ció che necessitano, seguendo le proprie inclinazioni personali, mentre una mano invisibile collega il tutto, senza peró che avvenga alcuna transazione monetaria. Non sono infatti dei mercati nel vero senso della parola: non sono necessari né un sistema di tariffe né una gestione manageriale per prendere decisioni riguardo l’allocazione delle risorse. Ci sono poi ulteriori differenze:

  • i mercati non funzionano secondo i criteri dell’intelligenza collettiva e dell’oloptismo, ma piuttosto nella forma di uno sciame di insetti: vi sono certamente agenti attivi e autonomi distribuiti nello sciame, ma ciascuno è interessato soltanto al proprio vantaggio immediato;
  • i mercati si basano su un tipo di cooperazione 'neutrale' e non 'sinergica': non vi è reciprocità;
  • i mercati operano in base al valore di scambio e al profitto, non direttamente in base al valore d'uso;
  • mentre il P2P tende a promuovere una piena partecipazione, i mercati soddisfano le esigenze solo di chi ha già un potere d’acquisto.

Gli svantaggi dei mercati includono:

  • non funzionano bene per soddisfare quei bisogni collettivi che non prevedono un pagamento diretto (difesa nazionale, politiche collettive, educazione e sanità pubblica). Inoltre, non riescono a tenere conto delle esternalità negative (ambiente, costi sociali, generazioni future);
  • poiché l’apertura dei mercati tende naturalmente ad abbassare profitti e stipendi, i mercati si vedono sempre controbilanciare da anti-mercati costituiti da oligopoli e monopoli, che usano la propria influenza affinché lo stato manipoli il mercato nel loro interesse.

P2P e Capitalismo

Nonostante le significative differenze, P2P e mercato capitalistico sono altamente interconnessi. Il P2P è dipendente dal mercato e il mercato è dipendente dal P2P.

La produzione paritaria dipende strettamente dal mercato perché produce valore d'uso in larga parte attraverso attività virtuali che non portano ad un guadagno diretto per chi le produce. I partecipanti non possono vivere di sola produzione paritaria, nonostante possano trarne senso e valore, e nonostante essa possa perfino superare, in termini di efficienza e di produttività, le piú lucrose alternative basate su criteri di mercato. Di conseguenza la produzione paritaria riguarda solo alcuni settori produttivi, mentre il mercato li coinvolge tutti o quasi; i produttori P2P rimangono perció dipendenti dal reddito che derivano dal mercato. Fino ad oggi, la produzione paritaria si è sviluppata infatti fra gli interstizi del mercato stesso.

D’altro canto peró, anche il mercato e il capitalismo sono oggi dipendenti dal P2P. Il capitalismo è diventato un sistema che si poggia sui network distribuiti, e in particolare su un’infrastruttura P2P per l'elaborazione dati e la comunicazione. La produttività è sempre piú legata ad un lavoro cooperativo, spesso organizzato su modelli che derivano dalla produzione paritaria. Il supporto dato dalle grandi compagnie IT allo sviluppo dell’open-source testimonia l'utilità di questi nuovi regimi di proprietá condivisa. Il modello commerciale oggi piú diffuso sembra essere quello di usare l'infrastruttura P2P per lanciarsi, creando plusvalore attraverso servizi che possono poi essere venduti sul mercato. Ciononostante, il supporto dato dalle imprese al free software e all'open source pone una nuova questione. I software FS/OS prima sponsorizzati ed poi utilizzati dalle grandi corporations possono ancora definirsi P2P? Solo in parte. Se utilizzano le licenze GPL/OSI, infatti, esse producono regimi di bene comune. Ma se i produttori diventano vincolati da un reddito, e ancor piú se la produzione stessa diventa proprietà di una gerarchia corporativa, allora non si può piú parlare di produzione paritaria. Quindi, le imprese capitalistiche usano solo parziali implementazioni del modello P2P. L'uso tattico e strumentale delle infrastrutture di produzione paritaria (le pratiche collaborative) è in realtá solo un aspetto della questione. Di fatto, la dipendenza del capitalismo contemporaneo dal P2P ha una natura sistemica. Visto che l'intera infrastruttura logistica del capitalismo diventa essa stessa distribuita, finisce per generare pratiche P2P e ne diventa dipendente. La scuola Franco-Italiana del 'capitalismo cognitivo' evidenzia come ad oggi la creazione di valore non sia più confinata all'impresa tradizionale, ma attinga dal sapere collettivo di un pool di ‘lavoratori della conoscenza’ che, grazie ad un continuo lavoro di auto-aggiornamento e alla connettivitá sistemica della rete, riescono costantemente ad innovare dentro e fuori le imprese. Questo è un punto importante, perché giustificherebbe l'unica soluzione che ci sembra possa permettere una espansione del P2P nella società di massa: il reddito universale di base. Solo un’indipendenza dal lavoro salariato può garantire infatti che i produttori paritari continuino a creare questo valore d'uso condiviso.

Questo significa che la produzione paritaria è immanente al sistema di produzione capitalistico, e che dunque non lo trascende in alcun modo?

P2P e Netarchia

Ancora più importante delle relazioni appena descritte, è il fatto che i processi P2P contribuiscano oggi a certe forme specifiche di capitalismo distribuito. L'uso sempre più massiccio dei software open-source nelle imprese, supportato entusiasticamente dai fondi d’investimento e dalle grandi aziende IT come l'IBM, sta contribuendo a sviluppare una rete aperta di software che ridurrà drasticamente i profitti monopolistici di compagnie come Microsoft ed Oracle, mentre Skype e VoIP stanno rivoluzionando il settore delle telecomunicazioni. Questo processo sembra tendere a un nuovo modello di business che vada ‘oltre’ il prodotto, focalizzandosi piuttosto sull’erogazione di servizi associati al modello FS/OS. Le aziende si stanno gradualmente trasformando per sfruttare l'innovazione generata dagli utenti e nuove possibilitá di interazione potrebbero emergere proprio dai media costruiti dagli utenti stessi. Sempre piú ‘lavoratori della conoscenza' scelgono strade autonome da quelle corporative e diventano freelancer, appoggiandosi su piattaforme partecipative sempre più sofisticate, una sorta di versione corporativa dei beni comuni digitali.

Le forze for-profit che costruiscono e distribuiscono queste nuove piattaforme sociali rappresentano una nuova classe di mercato, che chiamerò Netarchia. Se il capitalismo cognitivo può essere definito dalla predominanza delle risorse intellettuali nelle attivitá industriali a capitale fisso, e perciò si basa sull'estensione dei diritti di proprietà intellettuale per stabilire margini di profitto monopolistici (come il capitalismo vettoriale descritto da Mackenzie Wark che deriva il proprio potere dal controllo dei vettori mediali), allora la Netarchia capitalista prospera sulla diffusione e sullo sfruttamento di questi network partecipativi. E' significativo che Amazon sia costruita intorno ai feedback degli utenti, eBay funzioni come piattaforma globale distribuita di aste e Google sia costituita da contenuti generati dagli utenti stessi. Nonostante queste compagnie facciano occasionalmente leva sui diritti di proprietà intellettuale per generare profitto extra, non è su questo che si basa il loro potere. Il loro potere viene dall'essere proprietari di tali piattaforme.

La Netarchia capitalista è dunque un tipo di impresa che si appoggia sulla rivoluzione peer-to-peer, pur restando nei limiti ideologici e metodologici del capitalismo. Opposte ad essa, seppur collegate da un'alleanza temporanea, sono le forze del Common-ism, coloro che credono nella trascendenza del P2P e operano verso una riforma dell'economia politica che vada oltre l’attuale dominio del mercato.

Aspetti trascendentali del P2P

L’analisi che abbiamo fatta finora sugli aspetti immanentistici del P2P, di come sia al contempo dipendente da e produttore di capitalismo, non è infatti esaustiva del fenomeno nel suo complesso. Il P2P ha importanti aspetti trascendentali che oltrepassano i limiti dell'economia for-profit:

  • la produzione paritaria rende possibile la libera cooperazione tra produttori, che hanno accesso ai loro mezzi di produzione, e il valore d'uso così prodotto supera quello delle aziende for-profit.

Storicamente, anche quando le forme di produzione più efficienti venivano incorporate per un certo periodo dal sistema precedente, esse non mancavano di generare profondi cambiamenti strutturali al sistema socio-economico. L'emergenza dei modi di produzione capitalistici entro il sistema feudale è un esempio esemplificativo. Queste dinamiche sono importanti per capire il perchè settori dominanti dell'economia for-profit stiano deliberatamente rallentando la produzione creativa (nella musica; con i brevetti), cercando di proibire il P2P e le pratiche di condivisione.

  • la governance P2P trascende sia l'autorità del mercato sia quella statale;
  • le nuove forme di proprietà comune universale trascendono sia i modelli di proprietá privata che quelli di proprietá pubblica, riproponendo una versione dinamica di bene comune.

In un momento storico nel quale il successo stesso del sistema capitalistico è diventato una minaccia per la biosfera e una causa crescente di danni psico-fisici alla popolazione, l'emergere di questa alternativa è particolarmente attraente, e risponde alle nuove esigenze culturali di una larga fetta di umanità. L'emergenza e lo sviluppo del P2P sono perciò accompagnati da una nuova etica del lavoro (l’etica hacker di Pekka Himanen), da nuove pratiche culturali come circoli partecipativi di approfondimento spirituale (le ricerche cooperative John Heron), ma soprattutto da un nuovo movimento socio-politico che si adopera per facilitarne la diffusione. Il neonato movimento P2P (che include il movimenti Free Software e Open Source, il movimento open-access, il movimento free-culture ed altri), che rispecchia i modelli organizzativi e gli obiettivi del movimento Alter-globalizzazione, sta rapidamente diventando l'equivalente del movimento socialista nell'età industriale. Si propone come alternativa sistemica allo status quo, e rappresenta l’emergere di una nuova forza sociale: i 'lavoratori della conoscenza'.

Di fatto, l'obiettivo di una teoria P2P è quello di offrire una base teorica alle pratiche trasformatrici di questi movimenti. E’ un tentativo di promuovere la consapevolezza radicale che una nuova forma di società, fondata sul Bene Comune e costituita entro un sistema di mercato e un modello sociale riformati, è nel campo delle possibilitá umane. Una tale teoria dovrebbe spiegare non solo la dinamica propria dei processi P2P, ma anche l'integrazione di questi con altre dinamiche intersoggettive. Per esempio, come il P2P plasmi nuove relazioni di reciprocità, assieme a nuove modalità di mercato e di organizzazione gerarchica; su quali trasformazioni ontologiche, epistemologiche ed assiologiche si fondi tale evoluzione; e infine come si possa definire una nuova etica positiva P2P. Elemento cruciale di siffatta teoria sarebbe lo sviluppo di tattiche e di strategie condivise per mettere in pratica una tale trasformazione. La domanda fondamentale diventa: può la produzione paritaria estendersi oltre la sfera immateriale in cui è nata?

L'espansione del modo di produzione P2P

Data la dipendenza del P2P dall'attuale sistema di mercato, quali sono le sue reali possibilità di espandersi oltre la sfera dei beni immateriali e non-competitivi?

Ecco una serie di tesi riguardo a questo potenziale:

  • il P2P può emergere non solo nella sfera immateriale di produzione intellettuale e software, ma dovunque sia dato l’accesso a una tecnologia distribuita: cicli di riutilizzo hardware, reti distribuite di telecomunicazione, e qualunque tipo di meshwork per la comunicazione virale;
  • il P2P può emergere ogniqualvolta siano disponibili forme distribuite di capitale fisso, come nell'esempio del car-pooling, che è diventato il secondo mezzo di trasporto piú utilizzato negli USA;
  • il P2P può emergere ogniqualvolta i processi di design vengano separati dai processi di produzione materiale. Grandi investimenti di capitale per la produzione possono coesistere con pratiche P2P per il design e la progettazione;
  • il P2P può emergere ogniqualvolta il capitale finanziario venga ad essere distribuito. Iniziative come la ZOPA Bank dimostrano che l’acquisto e l’uso cooperativo di beni capitali su vasta scala sono una reale possibilità. Il supporto e il finanziamento statale allo sviluppo open-source sono un altro esempio;
  • il P2P potrebbe estendersi e svilupparsi attraverso l'introduzione di un reddito universale di base.

Quest’ultimo, creando una fonte di reddito indipendente dal lavoro salariato, avrebbe la capacitá di sostenere un’ulteriore crescita del valore d'uso prodotto attraverso il P2P. Grazie all'etica P2P della 'piena attività' (piuttosto che della piena occupazione), il reddito universale di base riceverebbe un ulteriore argomento a sostegno: non solo è efficace in termini di riduzione della povertà e della disoccupazione, ma anche per la creazione di nuovo valore d'uso nelle comunità umane.

D'altra parte, poiché al momento è difficile immaginare come la produzione paritaria e la condivisione di valore d'uso possano diventare l'unica forma di produzione, è più realistico considerare il P2P come parte di un processo di cambiamento. In questo scenario, il P2P coesisterebbe con altre dinamiche intersoggettive e al contempo le trasformerebbe radicalmente.

Un'economia politica del Bene Comune sarebbe dunque centrata sul peer-to -peer, e sarebbe integrata con:

  • una vigorosa sfera di reciprocitá (economia del dono) basata sull'introduzione di valute complementari e banche del tempo;
  • un libero mercato rinnovato, sul tipo del ‘capitalismo naturale’ descritto da Paul Hawken, David Korten e Hazel Henderson, dove i costi naturali e sociali dei cicli di produzione non sono più esternalizzati, e dove l'imperativo della crescita è rimpiazzato da un paradigma economico sostenibile come quello di Herman Daly;
  • uno stato riformato che operi entro un contesto di multistakeholding e che non sia soggiogato da interessi corporativi, ma agisca piuttosto come arbitro imparziale tra i il bene comune, il mercato e l'economia del dono.

Un obiettivo di tale portata potrebbe essere il movente di un'alternativa reale all’attuale dominio neoliberista, ed ispirare il caleidoscopio di movimenti common-istici a coordinarsi verso un obiettivo comune.